venerdì 5 gennaio 2018

“L’abito”

“L’abito”

“Il vino è arte e l’arte e vino”.
“L’abito non fa il monaco”.
In che modo, nel senso più pratico, queste due espressioni si riferiscono al vino?
Pensate quando siete a bervi un’ottima bottiglia di vino. Ne ammirate il colore, ne percepite l’evolvere degli aromi nel bicchiere e il sapore nel palato. Versate un bicchiere dopo l’altro, soddisfatti del vostro acquisto. Poi vi fermate un attimo. Prendete la bottiglia in mano. La girate e la rigirate, concentrandovi sull’etichetta…
”Diavolo quanto è brutta!!”.
Orribile.
Perché macchiare una piacevole esperienza di degustazione di un ottimo vino con un’etichetta oscena?! Perché?
Siamo chiaramente in un ambito soggettivo. Un’etichetta può piacere a me e ad altri no. Però alcune sono quasi “obbiettivamente” brutte.
Fare un gran vino è quindi un’arte. La principale. Questo interessa.
Però anche presentare una bella bottiglia lo è. Richiede altrettanta sapienza, cura e impegno.
Non può farla chiunque.
È anche per questo ad esempio che esistono i mestieri del grafico e dell’illustratore (“si mestiere”).
Il tutto ha ovviamente un chiaro intento commerciale. Il famoso “attrarre il cliente”.
Ma non solo.
Almeno non per me.
Il vino è arte a 360 gradi.
Non solo farlo.
Ma anche presentarlo in una bottiglia che gli renda “onore”.
È chiaro che un vinaccio in una bella bottiglia rimane un vinaccio. Allo stesso modo un ottimo vino in una bottiglia oscena rimane tale.
Però perché non impegnarsi a offrire qualcosa di più?
Non è anche quello un valore aggiunto?
Il mio pensiero va, ad esempio, ai vini Donnafugata.
Una grande azienda Siciliana in ascesa.
Una loro bottiglia si distingue da chilometri di distanza.
Senza alcun bisogno di avvicinarsi per leggere.
Quell’azienda ha “ingaggiato” un illustratore professionista per dar vita alle proprie idee.
Hanno fatto un magnifico lavoro.
Sono forse degli sciocchi?

Io non credo.

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